Elettricista o qualcosa di più?

La “Rivoluzione Digitale” è sempre più motivo di discussione anche per gli esiti che essa ha prodotto e continua a produrre nel “mondo del lavoro”. Tra gli scettici c’è chi prevede per il futuro effetti “devastanti” a causa di un significativo crollo dell’occupazione e chi invece, al contrario, ritiene che grazie alle innovazioni tecnologiche si creeranno nuove possibilità di impiego capaci di compensare le “perdite”. Non è però mia intenzione inoltrarmi in questioni così complesse e voglio invece, in questo articolo, raccontare i cambiamenti che le nuove tecnologie hanno determinato nella professione dell’elettricista e di come quest’ ultimo abbia dovuto ampliare le proprie conoscenze teoriche e modificare le proprie tecniche operative per rispondere alle novità introdotte dai nuovi dispositivi.

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Elettricista – Fonte: Pixabay

Il primo aspetto da evidenziare è quello relativo alle differenze strutturali fra le due tipologie di impianti Per meglio comprendere quanto sopra esposto vi illustro brevemente le principali caratteristiche di un impianto elettrico tradizionale e quelle di un impianto domotico.

Tradizionale VS Domotica

Nella progettazione di un impianto tradizionale si costituisce un tipo di struttura frazionata, divisa per i diversi settori (una linea per l ’illuminazione , una per le prese etc). Questo tipo di struttura determina le seguenti condizioni:

  • Vengono utilizzati dei collegamenti fisici fra i vari utilizzatori che non consentono modifiche, se non si ricorre ad opere murarie.
  • Il materiale necessario è costituito da un numero estremamente superiore di elementi (cavi, canalette e tubi) e questo si riflette negativamente sui costi dell’impianto e sulle difficoltà e i tempi per l’installazione.

La fase di progettazione di un impianto domotico riesce ad ovviare alle problematiche sopraelencate, prevedendo una netta separazione dell’impianto in due unità:

  • Una linea di potenza: linea di alimentazione simile a quella tradizionale, utile ad alimentare gli utilizzatori.
  • Una linea di comando: costituita da bus che trasmettono le informazioni, permettendo la comunicazione fra i dispostivi dell’impianto, questi si dividono in sensori, che impartiscono un comando e in attuatori che, interpretando il comando, lo eseguono.

Chiaramente la tipologia di impianti “domotica ” richiede una programmazione, che deve seguire un determinato protocollo (il più conosciuto è “SCS”) che permette una configurazione del collegamento logico posteriore all’installazione dei dispositivi stessi; rendendola così modificabile.

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Cablaggio – Fonte: Pixabay

Le notevoli, nuove competenze per realizzare case intelligenti.

Il “vecchio” elettricista ha certamente dovuto acquisire nuove conoscenze per potersi adeguare alle nuove richieste dell’utenza ma quali sono le competenze necessarie per operare nel campo della domotica?
In generale possiamo dividerle in tre grandi aree:

  • Competenze nell’ambito di cablaggi strutturati. È per esempio indispensabile utilizzando bus a basso voltaggio che trasmettono i dati, saper adottare i dovuti accorgimenti affinché questi ultimi possano “viaggiare” senza interferenze.
  • Competenze informatiche. I dispositivi domotica hanno bisogno di una configurazione software, richiedendo dunque la capacità di utilizzare appositi programmi.
  • Competenze di sicurezza informatica e riguardanti le telecomunicazioni. Gli impianti richiedono spesso un controllo a distanza, questo potrebbe determinare, come abbiamo visto nel precedente articolo, problematiche riguardanti la sicurezza dei controlli ed è pertanto necessario saper agire in modo adeguato affinché ciò non accada.
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Competenze – Fonte: Pixabay

Per approfondire l’argomento ho rivolto alcune domande ad un elettricista specializzato che opera nel settore da diversi anni; le risposte sono contenute nel video che vi propongo qui di seguito.

Potete inoltre leggere l’intervista contenente le domande guida a questo indirizzo.
Alla prossima!

Marco